Nei prossimi giorni si decide il presente e il futuro dell’Ordine infermieristico di Catania. Come sapete, a concorrere per le elezioni, dopo l’esclusione della lista “Ordiniamoci”, è eleggibile solo la lista presentata dal presidente uscente Carmelo Spica. Sui motivi dell’esclusione, ho già espresso le mie considerazioni in precedenti occasioni.
Di seguito invece, desidero proporre una riflessione che prende in esame le conseguenze di una siffatta elezione dei vertici dell’Ordine, che vedrebbe ancora la permanenza per il prossimo mandato della casta autoproclamatasi già vincitrice. Lo si deve a tanti colleghi, a coloro che subiscono il mancato diritto democratico del voto, senza possibilità di recarsi alle urne per esprimere una volontà diversa da quella preordinata di bulgariana memoria.
Se l’Ordine rimarrà essere abitato dagli stessi fantasmi, loro, continueranno a non avere nessuna visione condivisa a garanzia dell’integrità e del decoro dell’Ente. Se l’Ordine rimarrà essere abitato dalle stesse false promesse, continuerà l’ordinaria storia di potere e poltrone. Una ormai stanca e soffocante saga dell’arroganza perpetrata dentro un’Ordine fortificato, difeso da accoliti che con subdoli travestimenti anziché lasciare fuori la politica e il sindacato, permette loro di premiare i servi e mortificare il merito.
Si decide volutamente di mantenere un rapporto subalterno alla politica, cosicché, poltronari e carrieristi possano usare le loro posizioni in maniera strumentale per favorire gli “affari di famiglia”. Non si può mantenere un Ordine che continua a sacrificare la professione sull’altare dell’appartenenza e dell’immobilismo; che coltiva idee senza valore; che antepone gli interessi di tutti al profitto di pochi.
Cari colleghi, in questi giorni, i candidati della casta saranno travestiti da ambasciatori lusinghieri, vi chiederanno ancora una volta di votarli, vi chiederanno ancora la vostra fiducia a sostegno di una farsesca campagna elettorale, mai sazi fino alla nausea.
Appena lo faranno, fate sentire forte la vostra indignazione. E’ ora di dire chiaramente basta a tutto questo. Abbiamo bisogno di uomini, di professionisti di cui fidarsi ciecamente e non di persone per cui chiedersi se ogni volta hanno detto la verità. Perché, il rispetto e la fiducia vanno sempre guadagnati e soprattutto non vanno mai traditi. L’Ordine infermieristico è un bene comune.
In conclusione, a ragion veduta, se dovessi riassumere la prepotenza e l’arroganza di questa vicenda, mi viene in mente la famosa battuta di Sordi nel film: Il Marchese del Grillo. Si comportano allo stesso sprezzante modo. Immagino questi signori, prima di risalire nuovamente sulla carrozza dei privilegi, come piccoli marchesini rivolgersi agli iscritti e recitare la celeberrima battuta:
“Ci dispiace, l’Ordine siamo noi e voi non siete un c….!!”
Emilio Benincasa
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