Se consideriamo il 1° maggio festa del lavoro, come punto di partenza della nostra riflessione sul ruolo odierno del sindacato, è con mesta rassegnazione che si assiste ormai da anni a una manifestazione senza dubbio spettacolare, con ampio risalto mediatico, ore di diretta TV, eventi musicali e all’immancabile canto di «Bella Ciao», concluse dai banalissimi e vuoti discorsi dei rappresentanti dei tre maggiori sindacati.
Discorsi, i cui toni, animati, alti, demagogici, lasciano comprendere ai più attenti la penosa rassegnazione di fronte ad una povertà e precarizzazione del lavoro diffusa e dilagante, che nessun freno ha fatto registrare per opera dell’inefficiente mondo sindacale.
In sessant’anni insomma queste tre potenti, politicizzate e costosissime organizzazioni sindacali a cosa sono servite se hanno consentito una disastrosa situazione come questa?
D’istinto, mi sovviene dire che, i lavoratori non sono tutti di sinistra, e nonostante questo la manifestazione sembra un monopolio del popolo con le bandiere rosse e che la cosiddetta triplice (cgil, cisl e uil) mostra in piazza il suo ripetuto e clamoroso fallimento. Perchè, in quella piazza in realtà si mostra il baratro del potere d’acquisto dei salari, che mai come oggi è stato così umiliante per i lavoratori italiani e il penoso fallimento di questi sindacati è palpabile come il fallimento della politica. Entrambi vanno ad aggiungersi ad una serie interminabile di altri fallimenti italiani in tanti settori, anche strategici dell’ industria e non solo di questo Paese.
Talmente responsabili da aver abdicato ad affrontare negli ultimi anni la madre di tutte le battaglie: il proliferarsi del precariato. Tanto onnipresenti in tv quanto sempre più irrilevanti sul campo.
Ormai co-inquilini nei palazzi del Potere, il Trittico sindacale ha assunto storicamente una forma ibrida e per usare l’espressione del prof. Umberto Romagnoli “simile a quella del centauro della leggenda: metà uomo e metà cavallo che, quando la straordinaria creatura si ammala, non si sa se chiamare il medico o il veterinario. In questo caso però, il problema non si è mai posto né, comunque, è all’ordine del giorno, perché il sindacato ritiene di avere una salute di ferro: con un passato di cui gloriarsi come il suo, è convinto di avere un futuro di cui fidarsi e, per quanto il presente sia poco brillante, conosce l’arte della rimozione”.
In calo di credibilità presso la politica che li snobba e gli stessi lavoratori che gli preferiscono sigle minori più agguerrite. Si è visto che negli anni, i lavoratori preferiscono affidarsi alla forza dei più agili sindacati di categoria, di auto-rappresentanza, che in diversi settori settori hanno dimostrato, di aggregare meglio il disagio e il conflitto sociale.
Infatti, la rappresentanza sindacale è in crisi non solo a causa del vuoto di diritto in cui la contrattazione collettiva vive da parecchi anni, ma soprattutto perché ha perduto affidabilità come veicolo delle istanze che provengono da una base mutata nella sua composizione sociale e professionale. Imprevedibilmente diversificata e frantumata, essa intima al sindacato di interrogarsi sul punto, ossia, se la tutela per il lavoro con la elle maiuscola, può chiedersi ancora oggi, così come recita la Costituzione della Repubblica (art. 35, co. 1) in tutte le sue forme ed applicazioni.
Altra epoca, quando a marzo del 2002, la Cgil portò a Roma tre milioni di persone contro la modifica dell’articolo 18, ora bisogna aspettare il 1° maggio per riempire una piazza, dove le parole dei Trittico sindacale vengono accolte con la stessa impazienza di chi si reca ad una gita a pochi euro, dovendosi però sorbire la pubblicità delle pentole e affini.
Per questi motivi, come lavoratore, come professionista, ho scelto il NurSind, un sindacato di categoria che, mi rappresenta, che conosce i problemi della mia professione, del mio disagio lavorativo, e dove le distanze tra chi rappresenta e chi è rappresentato sono annullate. La base è vertice, e viceversa.
ALLE PROSSIME ELEZIONI R.S.U. DEL 17-18 E 19 APRILE
SCEGLI I CANDIDATI DELLE LISTE NURSIND
NURSIND NON E’ IN CORSA PER UNA POLTRONA
NURSIND E’ IN CORSA PER TE.
Emilio Benincasa
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